5° Premio Città di Monsummano

Afro Basaldella - Hsiao Chin
Centonovantasette giovani artisti partecipanti alla V edizione della Biennale d'Incisione di Monsummano Terme - Museo d'Arte Contemporanea Villa Renatico Martini. Sono numeri che evidenziano il grande interesse dei giovani verso una disciplina come l'incisione, ampiamente e proficuamente praticata nelle accademie italiane e straniere. Come nelle passate edizioni, due grandi maestri (uno italiano e uno straniero) fanno da cornice alla produzione dei giovani talenti, indicano un percorso, comunicano un'alta esperienza. Quest'anno i maestri in mostra, Afro e Hsiao Chin, consentono un interessantissimo confronto tra Italia e Cina, tra arte occidentale e arte orientale. La storia dell'arte, come del resto la storia del pensiero, nasce come incontro tra Oriente e Occidente, crea comunicazione, rompe confini, va alla ricerca dell'universale, che, per definizione, supera il contingente, il limite, il definito. I numerosi contatti instauratasi nel corso della storia tra i popoli e e le culture hanno creato un modo di sentire e dei linguaggi che hanno rivoluzionato consuetudini e modelli, in una sorta di scambio continuo. Soprattutto nel Novecento le esperienze artistiche fondamentali del mondo occidentale risultano fortemente intrecciate con influssi orientali, basti pensare all'arte liberty, all'amorevole collezionismo di stampe cinesi di Claude Monet, alle stupende cromie della porcellana Ming misteriosamente travasate delle opere di Mirò, Lucio Fontana, Emilio Vedova etc. 
Avere la possibilità di confrontare due maestri come Afro e Hsiao Chin nella loro produzione d'arte incisoria permette un'angolatura interessante. L'esperienza artistica di Hsiao Chi si evolve nell'incontro tra avanguardia occidentale e tradizione cinese. Non si più restare indifferenti alla pervasione di luce che attraversa i suoi colori, richiamando tonalità di lacche e smalti del passato. Viene in mente n famoso trattato del V secolo di Xie He, nel quale si afferma che bisogna partire dalle cose per arrivare all'essere divino che le abita. E subito dopo, la "pittura ad angolo" di Ma Yuan, che concentra la figura in un angolo in primo piano per sfumare il resto fino all'angolo opposto, in alto, con lo scopo di portare l'occhio verso il vuoto e l'infinito. Non si può non cogliere echi dei grandi maestri chan, per i quali l'opera dell'uomo è tesa ad abbracciare la "Mente Unica", che tutto contiene, che non conosce nascita e morte e supera tutti gli opposti nell'infinito. Questa tensione verso l'infinito accompagna Hsiao Chin nel suo peregrinare in Italia, in Europa, in America. La stessa tensione troviamo in Afro come approdo dopo l'esperienza postcubista sulle tracce di Braque e Picasso, dopo l'esperienze cromatiche dell'Action Painting e le riflessioni sull'opera di Mark Rotko. Il suo disegno a calco recupera la lezione di Piera della Francesca, Paolo Uccello, Massaccio, Mantegna. Questo suo immergersi nella tradizione, come afferma Paola Cassinelli, gli permette di filtrare in modo originale la produzione della Scuola romana e dei contemporanei Gorky, Pollock, de Kooning, pervenendo alla formazione del "Gruppo degli Otto" con Santomaso, Turcato, Vedova. In lui rinveniamo echi e suggestioni provocati dalla lettura attenta del testo Materia e Memoria di Bergson, volto a superare l'alterità tra percezione e materia, tra soggetto e oggetto. Ancora Paola Cassinelli sottolinea un uso del colore come evocatore di immagini di forme ancestrali che si muovono in uno spazio illusorio e infinito, nel tentativo di andare oltre il figurativo e l'astratto, per abbracciare la forma pura. Afra e Hsiao Chan sono, nella loro diversità, vicini, come sono vicini e contigui Oriente e Occidente. In questi giorni, nella mitica fabbrica 789, è inaugurato a Pechino il primo Museo d'Arte Contemporanea, che dovrebbe aprire una nuova stagione di scambi ed elaborazione culturale con gli artisti di tutto il mondo. 
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5° Premio Città di Monsummano